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al testo di Mariolina La Monica
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IL CAMPO ULTIMO
Oggi che il mio sangue ha lastricato strade e piazze oggi l’imperfetta simmetria sale dal pozzo della vita perché io senta che non so più amarti. Per spossatezza o per vecchiezza provo pudore a manifestare la fiamma che arde e bagno di tenerezze di cobalto nel fruscio inquieto di chiocciola ritrosa ritrosa!
Istigami, affinché ancora possa inondare con l’onda dell’amore il nostro cuore. Dimmi dei tuoi gesti intrepidi e delle cadute dei tuoi occhi lucenti e degli abissi conosciuti parlami con tra le sillabe il sangue perché io osi inquietare con le parole dell’anima la tua e la mia anima. Stringimi a te, come stringi il cuscino su cui riposa il tuo capo stanco come la sabbiosa riva, il mare intriso d‘antri e d’abrasioni liquide. Io, l’ulivo che dà olio alla tua lampada-occhio per poter leggere ogni mia poesia sempre pronto, dopo ogni arresto, a ripartire. Io, la rosea pesca mutata in fichidindia da un impeto ribelle ormai sopito che adesso se ne sta sulle sue rive d’erba e attende il fiorire del melo e lo schiudersi del fato. E – mentre l’acque salmastre macerano attorno – lotta, per non finire contro la follia di un campo ultimo che vede nascere dove c’è acqua e limo e un fondale di sassi solo di sassi!
Ma tu mi presterai le mani per spianare la via verso le stelle... e andrò tra venti tiepidi e colline verdi.
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